Se un attacco è a livello europeo, europea deve essere anche
la reazione.
WOMENAREUROPE
Con un nome che è veramente tutto un programma parte da
Firenze una campagna ambiziosa.
Di fronte alla bocciatura della risoluzione Estrela da parte
del Parlamento Europeo e alla proposta di legge del governo spagnolo per la
riduzione delle possibilità di interruzione volontaria della gravidanza e di
fronte ai crescenti attacchi in Italia alla legge 194, si è sentita da parte di
alcune associazioni di donne l’esigenza di mobilitarsi, per una risposta
all’altezza del problema.
Il primo atto è stata la redazione di un appello “Per
un’altra Europa, laica e dei diritti” con l’invito a costruire una rete europea delle donne.
L’appello ha cominciato a girare in rete: le informazioni per aderire sono su
facebook https://www.facebook.com/womenareurope o sul blog http://womenareurope.wordpress.com/, il modulo per l’adesione
all’indirizzo http://goo.gl/EFgIQ3.
Al cuore
della proposta l’accento sulla laicità, connotato che si ritiene essenziale per
l’Europa politica, che deve ancora nascere, e sui diritti, non solo delle
donne. Dal punto di vista organizzativo la proposta è quella di una rete di
donne, e di una mobilitazione europea per il prossimo 8 marzo.
Le risposte
sono state tante, individuali e collettive.
Nello
stesso periodo in Spagna ci sono state le prime manifestazioni e sono comparsi
in rete altri appelli alla mobilitazione. Con alcune di queste realtà sono già
avviati i contatti.
Certo, la
maggior parte delle donne sono lucidamente consapevoli che essere
periodicamente costrette a difendere la legge sull’aborto, in nome
dell’autodeterminazione è oggettivamente un arretramento. Per questo le donne
firmatarie e aderenti all’appello “Per un’altra Europa…”ritengono che in un
quadro di laicità e di diritti si deve parlare di una più ampia libertà di
scelta, che coinvolga tutte le scelte affettive e sessuali, tutte le scelte di
vita.
Inevitabile
per chi scrive il ricordo di un’iniziativa analoga, quella del 3 giugno 1995,
che per iniziativa congiunta del Paese delle Donne e del gruppo romano
“Virginia Woolf” promosse una grande manifestazione nazionale a Piazza di
Siena, a Roma. Alla testa del corteo due striscioni da leggere in sequenza: “La
prima parola e l’ultima”-“ Voci diverse a dirla”. La prima frase era il titolo
di un documento del “Virginia Woolf” che entrando nel merito dell’argomento
ricorrente, da parte di uomini politici e non, che chiedeva un coinvolgimento
maschile nella decisione sull’interruzione di gravidanza, affermava appunto che
alla donna spetta la prima e l’ultima parola e che la parola maschile ha un
senso nello spazio intermedio, nel dialogo della coppia, se c’è dialogo e se c’è
coppia. La seconda frase sottolineava come sul tema andassero nominate e
rispettate le differenze fra donne e che il punto unificante era ancora una
volta la difesa dell’autodeterminazione e della libertà. Questo approccio è
ancora valido oggi.
Il gruppo di donne che
oggi promuove la mobilitazione non intende attribuirsi la maternità
dell’iniziativa, ma vuole impegnarsi in un processo più ampio (la rete e la
manifestazione) con due punti fermi:
si può aderire come donne singole o associazioni, non come
partiti o istituzioni;
vogliamo restare semplicemente in rete, non mettere in piedi
una nuova organizzazione con gruppi territoriali: la vera sfida è avere un
obbiettivo comune, stare insieme pur mantenendo le differenze.
La cadenza dell’8 marzo non è così lontana come potrebbe
sembrare. Abbiamo detto che in Spagna e in Francia ci sono già iniziative in
atto o in programma e anche in Italia non mancheranno occasioni per cominciare
a dare visibilità alla rete: forse basterebbe continuare con le iniziative che
(purtroppo) abbiamo avviato anche recentemente in difesa della 194 sottoposta
costantemente ad attacchi, primo fra tutti quello dovuto a un interpretazione
estensiva e discutibile dell’obiezione di coscienza.
Anna Picciolini, fonte: Il paese delle donne
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